La Comunicazione di speranza: tessitori di Comunione nell'era della disinformazione
Papa Francesco, nel suo messaggio per la LIX Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, traccia una road map per una comunicazione che sappia disarmarsi, che sia capace di dialogare con mitezza, rispetto e apertura verso l'altro. In un periodo segnato da tante incertezze e divisioni, la sfida è quella di generare speranza, di essere "pellegrini" che camminano insieme, condividendo il coraggio di sperare anche contro ogni speranza.
In un tempo segnato dalla disinformazione e dalla crescente polarizzazione, diventa sempre più essenziale il ruolo dei comunicatori e dei giornalisti. Chiamati a essere testimoni e portatori di speranza, essi sono invitati a purificare la comunicazione dall'aggressività e a riscoprirne la sua profonda vocazione di costruzione del bene comune.
La comunicazione odierna, troppo spesso, sembra generare paura, rancore e odio, piuttosto che speranza. L'uso disinvolto della parola come "lama" per ferire, la proliferazione di informazioni false e deformate, la logica della contrapposizione e della competizione rischiano di prevalere, in un contesto dominato da pochi centri di potere che controllano quantità di dati senza precedenti.
Il Papa denuncia la "dispersione programmata dell'attenzione" attraverso i sistemi digitali, che finisce per atomizzare gli interessi e minare le basi del nostro essere comunità. Identificare un "nemico" contro cui scagliarsi verbalmente sembra diventare indispensabile per affermare sé stessi, ma questo processo porta con sé la perdita del volto e della dignità dell'altro, oscurando così la possibilità di generare speranza.
Di fronte a questa triste realtà, il Pontefice invita a "disarmare" la comunicazione, a purificarla dall'aggressività e a ritrovare il suo vero obiettivo: tessere legami, costruire ponti, rianimare la speranza anche nelle situazioni più disperate. Sperare, del resto, non è affatto facile, poiché richiede il coraggio di superare illusioni e menzogne. Eppure, per il cristiano, la speranza non è una scelta opzionale, ma una condizione imprescindibile, capace di cambiare la vita.
Il Messaggio del Papa si sofferma sulla sintesi mirabile contenuta nella Prima Lettera di Pietro, dove la speranza viene posta in connessione con la testimonianza e la comunicazione cristiana. Tre sono i messaggi che emergono da questo testo. In primo luogo, la speranza dei cristiani ha un volto, il volto del Signore risorto, la cui promessa di essere sempre con noi attraverso lo Spirito Santo ci permette di sperare anche contro ogni speranza. I cristiani sono chiamati a essere pronti a "dare ragione della speranza che è in loro" a chiunque lo chieda. Non sono anzitutto quelli che "parlano" di Dio, ma quelli che riverberano la bellezza del suo amore, un modo nuovo di vivere ogni cosa. La risposta a questa domanda deve essere data "con dolcezza e rispetto", seguendo lo stile del più grande Comunicatore di tutti i tempi, Gesù di Nazaret, che dialogava con i discepoli di Emmaus facendo ardere il loro cuore.
Questo modello di comunicazione, intessuta di mitezza e prossimità, è il sogno del Papa per un tempo così travagliato: una comunicazione che sappia renderci compagni di strada, riaccendere la speranza, generare impegno, empatia e interesse per gli altri. Una comunicazione che non venda illusioni o paure, ma sia in grado di dare ragioni per sperare.
La speranza è sempre un progetto comunitario. Il Giubileo, celebrato in questo anno di grazia, diventa l'occasione per riscoprire questa dimensione. Siamo tutti invitati a ricominciare, a permettere a Dio di risollevarci, a lasciarci abbracciare dalla sua misericordia. Il cammino si compie insieme, attraversando la Porta Santa come fratelli e sorelle.
Il Giubileo ha molte implicazioni sociali, come il messaggio di misericordia e speranza per chi vive nelle carceri o l'appello alla vicinanza e alla tenerezza verso chi soffre ed è ai margini. Esso ci ricorda che "quanti si fanno operatori di pace saranno chiamati figli di Dio", aprendoci così alla speranza e indicandoci l'esigenza di una comunicazione attenta, mite, riflessiva, capace di indicare vie di dialogo.
I comunicatori sono quindi invitati a scoprire e raccontare le tante storie di bene nascoste, a essere "cercatori d'oro" che setacciano instancabilmente la sabbia alla ricerca delle minuscole pepite di speranza. Aiutare il mondo a essere un po' meno sordo al grido degli ultimi, un po' meno indifferente, un po' meno chiuso: ecco la missione di coloro che vogliono essere tessitori di comunione e di speranza.
Infine, il Papa invita i comunicatori a prendersi cura del proprio cuore, della propria vita interiore, per non permettere che le reazioni istintive guidino la loro comunicazione. Essere miti e non dimenticare mai il volto dell'altro, parlare al cuore delle donne e degli uomini, seminare speranza anche quando costa, risanare le ferite della nostra umanità: ecco le tracce che il Pontefice offre per una comunicazione non ostile, capace di diffondere una cultura della cura e di costruire ponti. Il Messaggio del Papa delinea una visione ambiziosa per la comunicazione del nostro tempo: quella di essere testimoni e promotori di una speranza che si fa compagna di strada, che sa guardare al bene comune e al destino dell'umanità intera. Una comunicazione intrisa di mitezza, capace di penetrare nei muri visibili e invisibili del nostro tempo per raccontare storie che riaccendano la fiducia nel cuore di tutti. Solo così potremo essere "pellegrini di speranza", in cammino insieme verso un futuro di rinnovata fraternità.